La parola del Parroco - Don Maurizio Spreafico - 20 ottobre 2024

 

Carissimi, celebriamo oggi la XXIX Domenica del Tempo Ordinario. Qualche domenica fa, abbiamo udito nel vangelo di Marco quella domanda che Gesù rivolge ai suoi discepoli: “Chi dice la gente che io sia? Voi chi dite che io sia?” (cf. Mc 8,27.29). Dopo la bella risposta di Pietro: “Tu sei il Cristo”, Gesù comincia a parlare apertamente ai discepoli della sua passione, morte e risurrezione. Nel vangelo di oggi leggiamo la reazione che hanno avuto i discepoli subito dopo un altro annuncio simile di Gesù.

Ricordate, dopo il primo annuncio di passione c’era stata la reazione di Pietro: si era dimenticato di essere discepolo, aveva osato rimproverare Gesù e si era messo davanti a lui con la pretesa di insegnarli come fare! E Gesù aveva dovuto rimproverare duramente Pietro, chiamandolo con l’appellativo di “satana” (= colui che mi intralcia, che mi è di ostacolo).

Ora è la volta dei due fratelli, Giacomo e Giovanni, che chiedono i primi posti accanto a Gesù, una richiesta che manifesta la fatica che ancora fanno ad entrare nella logica evangelica, anche se da tanto tempo sono con lui. Notiamo inoltre il “tono” della richiesta: “Vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo”! E così, i tre testimoni privilegiati (Pietro, Giacomo, Giovanni), quelli che Gesù porta sul monte Tabor nella trasfigurazione, quelli che lo accompagnano nel Getsemani, mostrano uno dopo l’altro la loro debolezza umana e la loro incapacità ad entrare nella prospettiva evangelica.

Gesù risponde ai due fratelli con una contro-domanda, chiedendo loro se sono veramente disposti a lasciarsi coinvolgere nel suo destino di passione e morte: bere il calice e ricevere il battesimo, infatti, sono due immagini eloquenti per esprimere il concetto di morte redentrice! I discepoli manifestano la loro disponibilità, sono sinceri anche se fragili, fuggiranno è vero, ma anche moriranno davvero di morte violenta, come Gesù!

Ecco allora l’insegnamento di Gesù: non preoccupatevi dei primi posti, preoccupatevi invece di essere miei discepoli fino in fondo! Sedere alla destra e alla sinistra significa essere considerati “alla pari” con Gesù, identificarsi con lui, e questo non è un privilegio, ma la conseguenza di una vita di conformazione a Cristo e di piena fedeltà a lui! Non preoccupiamoci dunque dei posti da occupare e ricordiamoci della promessa di Gesù: “Io vado a prepararvi un posto … nella casa del Padre mio ci sono molti posti!” (Gv 14,2).

La reazione del gruppo dei discepoli e un nuovo insegnamento di Gesù: Marco insiste ancora sottolineando l’incomprensione dei discepoli e sviluppando ulteriormente l’insegnamento di Gesù. Gli altri dieci apostoli si arrabbiano (si indignano) con Giacomo e Giovanni, manifestando così invidia, gelosia, rivalità. Gesù allora mette a confronto il comportamento dei “grandi del mondo” che dominano, sfruttano, schiacciano gli altri, ecc. con la sua logica evangelica e con il suo stile alternativo: occorre farsi servitore (diakonos), farsi schiavo (doúlos), così come amava definirsi san Paolo nelle sue lettere: “schiavo di Gesù Cristo”, esprimendo così l’autocoscienza di dipendere interamente da un altro, la consapevolezza di essere stato “conquistato” da Cristo e di appartenere totalmente a lui! Come anche Maria nell’annunciazione, che si dichiara la “schiava” del Signore!

 

“Notate come tutti gli apostoli siano ancora imperfetti, sia i due che vogliono innalzarsi sopra i dieci, sia gli altri che hanno invidia di loro. Ma, osservateli più tardi e li vedrete esenti da tutte queste miserie. Giovanni stesso, che ora si fa avanti anche lui per ambizione, cederà in ogni circostanza il primato a Pietro, sia nella predicazione, sia nel compiere i miracoli. Giacomo invece, non visse molto tempo dopo questi avvenimenti. Dopo la Pentecoste, infatti, sarà tale il suo fervore che, lasciato da parte ogni interesse terreno, riceverà il martirio” (San Giovanni Crisostomo).