Carissimi, siamo giunti alla II Domenica di Avvento. Con il suo messaggio di consolazione al popolo di Israele in esilio - “Consolate, consolate il mio popolo” - e con l’annuncio della liberazione ormai vicina - “Ecco, il Signore Dio viene con potenza” -, il profeta Isaia ci prepara ad accogliere la lieta notizia della venuta di Gesù.
Oggi poi leggiamo i versetti introduttivi del Vangelo di Marco, vangelo che ci accompagna in questo “Anno B” del ciclo liturgico. Ogni evangelista presenta un’introduzione diversa al suo vangelo: Matteo inizia con una genealogia, per sottolineare che Gesù si inserisce nella storia della salvezza portando a compimento tutte le promesse. Luca inizia con una dedica, nella quale dichiara di essere adeguatamente informato e che intende offrire un’opera letteraria dedicata ad un personaggio illustre. Giovanni inizia con un prologo, che è una profonda e intensa riflessione teologica sulla persona di Gesù. Marco invece inizia con una frase semplice e profonda: “Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio”: una bella sintesi della fede cristiana! “Gesù”: è vero uomo! “Cristo”: è il Messia, come dirà Pietro a metà vangelo nella professione di fede a Cesarea. “Figlio di Dio”: è vero Dio, il Signore, morto e risorto per noi, come esclamerà il centurione romano, pagano, alla fine del vangelo. Il termine “inizio” (archê) è lo stesso con cui si aprono la traduzione greca della Bibbia (Gen 1,1) e il quarto vangelo (Gv 1,1): si presenta così l’annunzio evangelico come una nuova creazione! E poi la parola “vangelo” che significa buona, gioiosa, lieta notizia; la bella notizia che Marco annuncia è la persona di Gesù, un Dio che viene incontro all’uomo per amarlo e per salvarlo.
Il Vangelo poi presenta la testimonianza di Giovanni Battista, che con la parola e con la vita prepara la strada al Signore che viene. Il fatto che la predicazione di Giovanni avvenga nel deserto e gli abitanti della Giudea e di Gerusalemme debbano “uscire” dalle loro città per venire da Giovanni è simbolicamente importante: anche noi dobbiamo “uscire” dalle nostre sicurezze, dalle nostre mediocrità, dalle nostre pigrizie, per rinnovarci interiormente, confessare i nostri peccati, rinnovare le nostre promesse battesimali e intraprendere un cammino rinnovato dalla grazia di Dio.
La testimonianza di Giovanni è credibile perché predica la conversione e vive da convertito, in povertà e sobrietà. Riconosce con umiltà di essere colui che prepara la strada ad un altro e dichiara la sua indegnità: “Io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali”. È l’amico dello sposo che gioisce alla voce dello sposo e poi si ritira umilmente in disparte. Afferma Giovanni: “Viene dopo di me colui che è più forte di me”; non dice: “verrà” e non dice neppure: “sta per venire, tra poco”, ma, semplice e diretto, dice: “viene”!
“Giorno per giorno, continuamente, adesso, Dio viene. Anche se non lo vedi, anche se non ti accorgi di lui, viene, in cammino su tutte le strade. Si fa vicino nel tempo e nello spazio. Il mondo è pieno di tracce di Dio. Dio che si fa vicino, che è qui, dentro le cose di tutti i giorni, alla porta della tua casa, ad ogni risveglio. La presenza del Signore non si è rarefatta in questo mondo distratto, il Regno di Dio non è stato sopraffatto da altri regni: l'economia, il mercato, il denaro, il successo … il Regno di Dio è qui” (Ermes Ronchi).