La parola del Parroco - Don Maurizio Spreafico - 27 aprile 2025

Carissimi, celebriamo oggi la II Domenica di Pasqua che conclude l’ottava: otto giorni nei quali abbiamo contemplato e abbiamo gioito per il grande dono della morte e risurrezione di Gesù. Nel Vangelo di oggi si narra dell’apparizione di Gesù Risorto ai discepoli la sera di Pasqua che si ripete otto giorni dopo alla presenza di Tommaso, l’apostolo incredulo che diventa credente. Il Risorto appare agli undici che sono ancora chiusi nel cenacolo per paura dei giudei. C’è aria di paura in quella casa, paura dei Giudei, certo, ma anche paura di se stessi, di come lo avevano tradito, rinnegato e abbandonato, forse paura anche del futuro che si prospettava incerto.

Gesù prende l’iniziativa e va incontro ai suoi discepoli impauriti e timorosi, sta in mezzo a loro come punto di riferimento e presenza incoraggiante e dona loro la pace. Gesù si presenta in continuità ma anche in discontinuità con quello che era prima della risurrezione: mostra le mani e il costato, ma entra a porte chiuse, il suo è ora un corpo glorioso! Gesù offre i doni pasquali della pace e della gioia. “Pace a voi!”: è il primo dono del Risorto, è il dono messianico per eccellenza che include ogni altro bene, è la persona stessa di Gesù, è lui la nostra pace, cioè il bene più grande che possiamo ricevere! “I discepoli gioirono nel vedere il Signore”: l’altro dono è quello della gioia, una gioia vera e profonda, che nessuno può togliere dal loro cuore, perché ogni paura e ogni timore sono stati superati una volta per sempre dalla risurrezione di Gesù!

“Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”: Gesù coinvolge e responsabilizza i suoi discepoli. La pace e la gioia che hanno ricevuto deve essere portata a tutti, fino agli estremi confini della terra! E, conoscendo la loro debolezza e fragilità, dona loro il suo Spirito, la forza che vince ogni paura e sostiene la loro testimonianza. Soffia su di loro, a sottolineare che si tratta di una nuova creazione, e affida loro il mandato di perdonare: oggi è anche la domenica della “Divina Misericordia”, istituita da San Giovanni Paolo II nell’anno 2000. La misericordia è uno dei tratti più belli e significativi del volto del Padre rivelatoci da Gesù, quello di un Dio fedele e misericordioso, sempre pronto a perdonare e a ridare fiducia all’uomo fragile e peccatore!

Nella seconda parte del vangelo si presenta il cammino di fede dell’apostolo Tommaso. I discepoli comunicano a Tommaso assente la loro esperienza sconvolgente e profonda: “Abbiamo visto il Signore!”, ma Tommaso non crede alle loro parole e vuole fare la sua personale esperienza di incontro con Gesù Risorto. Otto giorni dopo Gesù appare di nuovo ai discepoli alla presenza di Tommaso, il quale, dopo aver visto e toccato, giunge ad un atto di fede personale e profondo: “Mio Signore e mio Dio!”, chiamando il Risorto con i nomi biblici di Dio, “Yhwh” e “Elohim”, con il possessivo “mio” ripetuto due volte. E così Tommaso passa dall’incredulità all’estasi: l’incontro personale con Gesù lo porta a manifestare una fede che va oltre quella dei suoi stessi amici.

Commenta San Gregorio Magno: «A noi giovò più l’incredulità di Tommaso che la fede degli apostoli» E don Primo Mazzolari scrive: «Tipi come Tommaso ci mettono un po’ ad inginocchiarsi, ma, quando si inginocchiano, si inginocchiano veramente, quando amano, amano veramente. Quando Tommaso si offre, è un uomo che si offre. E se offre a Cristo il proprio cuore, è un cuore di uomo che si offre. E se china la testa davanti a lui, è una testa d’uomo che si china. Così comincia l’adorazione “in spirito e verità”».

 

A noi non è stato dato di incontrare Gesù Risorto. Eppure, proprio per noi Gesù ha indicato una bellissima beatitudine da aggiungere alle altre che conosciamo: “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!” O Signore accresci in noi la fede!