La parola del Parroco - Don Maurizio Spreafico - 14 settembre 2025

In questa domenica siamo invitati a celebrare la Festa dell'Esaltazione della Santa Croce. Il 14 settembre del 335 - quasi mille e settecento anni fa - una folla numerosa di fedeli si raccolse a Gerusalemme per la celebrazione della dedicazione della Basilica del Santo Sepolcro restaurata da Costantino; e in quella occasione si ricordò anche il ritrovamento del legno della santa Croce. Da quel giorno, a Gerusalemme, viene celebrata ogni anno questa festa. La Santa Liturgia prevede ancora oggi che il sacerdote celebrante alzi la croce e la diriga verso i quattro punti cardinali per indicare l'universalità della salvezza. Questa celebrazione ben presto si estese alle varie Chiese, in quelle d'Oriente prima iniziando da Costantinopoli, e in quelle d'Occidente poi, a partire da Roma.

Al tempo di Gesù, la croce era tra gli strumenti di supplizio più duri e crudeli. L’ignominia della croce, l’esservi inchiodati, era riservato agli schiavi e ai condannati per le peggiori malefatte. Da sempre l’uomo in quel segno ha visto la morte peggiore e non solo per il tipo di tortura che comportava, ma ancor più per l’umiliazione che infliggeva. Significava essere esposti al pubblico ludibrio e alla peggiore umiliazione. Ma allora, com'è possibile esaltare uno strumento di supplizio così abominevole e atroce? E non è insensato riservargli persino un giorno di festa?

Oggi noi cristiani celebriamo la croce e la sua esaltazione: celebriamo quel legno perché da strumento di morte è stato reso da Cristo segno visibile di vittoria. Gesù è stato anche lui legato e crocifisso, ma quando dopo tre giorni è risuscitato, si è definitivamente sganciato da quel legno, ha liberato se stesso e tutti noi dai vincoli della schiavitù e della morte. «Gesù ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’immortalità», dice San Paolo. Lo stesso Gesù aveva preannunciato: «Quando sarò innalzato sulla croce attirerò tutti a me». Questi sono i motivi della nostra festa, per questo noi guardiamo la croce, per ricordare l’amore che è stato profuso per noi su quel legno, ma ancor più per magnificare il Signore per la sua morte e risurrezione. La Chiesa con la festa dell'esaltazione della Santa Croce vuole mostrare a tutti l'indicibile amore di Gesù per gli uomini e per ciascuno di noi. Non cesseremo mai di ringraziare il Signore per il dono della santa Croce!

La Prima Lettura, ci ricorda la vicenda accorsa ad Israele mentre era nel deserto quando molti morirono per il morso di serpenti velenosi. In tale narrazione possiamo vedere anche la nostra personale situazione e la situazione di tanti popoli che ancora oggi sono morsi dalla piaga di innumerevoli "serpenti velenosi”: le tentazioni che ci attirano, i peccati che commettiamo, le ingiustizie e gli egoismi, i conflitti e le guerre, ecc. Mosè, ispirato da Dio, innalzò per quel popolo un serpente di bronzo: chi lo avrebbe guardato non sarebbe morto. Tutto ciò Mosè lo fece come una prefigurazione della croce. L'evangelista Giovanni lo dice esplicitamente: "Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo”. C'è bisogno ancora oggi di esaltare la Croce, di metterla in alto perché tutti la vedano e chi a lei si rivolge venga salvato. Potremmo dire, anche a chi non crede, o a chi vorrebbe fosse tolta, che questa croce non è contro nessuno. Al contrario, è bene metterla in mostra perché essa rende buoni i cristiani, li spinge a voler bene a tutti, li costringe ad allargare i confini del cuore perché nessuno resti escluso dall'amore che in quella croce parla in modo così mirabile. Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo, perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo!