Carissimi, siamo giunti alla IV Domenica di Pasqua, la domenica del “buon pastore”. Ogni anno, infatti, in questa domenica, si legge un brano del capitolo 10 del Vangelo di Giovanni, in cui Gesù si rivela come buon pastore. Ci troviamo in un momento drammatico del ministero pubblico di Gesù a Gerusalemme: nel capitolo precedente, il Maestro ha fortemente denunciato la cecità spirituale dei capi dei giudei che vivono nelle tenebre dell’incredulità, mentre ha completamente sanato il cieco nato per la sua apertura alla luce della verità.

       Il vangelo di Giovanni è disseminato di espressioni in cui Gesù si rivela come “Io sono”: “Io sono il pane della vita” (Gv 6,35); “Io sono la luce del mondo” (Gv 8,12); “Io sono la porta delle pecore” (Gv 10,7); “Io sono la risurrezione e la vita” (Gv 11,25); “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6); “Io sono la vite” (Gv 15,5). 

       Nel brano di oggi Gesù dichiara per due volte: “Io sono il buon pastore”, che – secondo l’originale greco – dovremmo tradurre: “Io sono il pastore bello!”. È il pastore buono che non sta bene fino a che non sta bene ogni sua pecora. È il pastore forte che si erge contro i lupi, che ha il coraggio di non fuggire e di lottare. È il pastore bello, di quella bellezza che non dipende dal suo aspetto esteriore, ma dal fascino e dall’attrazione della sua forza interiore, che lo spinge al coraggio e alla generosità. La vera bellezza del pastore sta, infatti, in un gesto che oggi il vangelo ripete per cinque volte: il gesto di offrire! “Io offro la vita”. Davvero Gesù in tutta la sua esistenza ha sempre dato tutto se stesso: tempo, ascolto, compassione, perdono, guarigione, fino a dare la sua vita con la morte in croce! 

                                                                               <Continua>

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